Tap, la Procura di Lecce riapre l’inchiesta dopo l’esposto di otto sindaci salentini: ‘Unico gasdotto con Snam, leggi aggirate’
L’ipotesi di reato è di truffa e falso. Nella denuncia presentato dai primi cittadini si chiede di valutare se sia stata rispettata la normativa sulla valutazione d’impatto ambientale e sull’applicazione della direttiva Seveso sul rischio di incidenti rilevanti
Otto sindaci salentini avevano depositato un esposto prima di Natale per chiedere alla Procura di valutare se sia stata o meno aggirata la normativa sulla valutazione d’impatto ambientale e sull’applicazione della direttiva Seveso sul rischio di incidenti rilevanti. Le ipotesi di reato sarebbero truffa e falso.
Ad essere additato è il frazionamento dell’opera tra il tratto Tap e quello Snam. Stando a quanto sempre affermato dai primi cittadini e dal Movimento NoTap, oltre che dalla Regione Puglia, non sarebbero da considerarsi come due metanodotti distinti, ma uno unico. Dunque, un’unica infrastruttura dalla portata e dagli impatti maggiori. Non a caso Snam è letteralmente un “metanodotto di interconnessione”, per collegare Tap da Melendugno (Le) a Brindisi (55 chilometri), dove vi è il punto di immissione nella rete nazionale del gas.
Ad accordare la riapertura dell’inchiesta è stata la gip Cinzia Vergine, su richiesta congiunta del nuovo procuratore capoLeonardo Leone De Castris e del pm Valeria Farina Valori, a quasi un anno di distanza dalla doppia archiviazione dell’indagine da lei stessa disposta. Allora, però, la valutazione era stata circoscritta al solo gasdottoTap. Ora, con la presentazione del progetto della centrale Snam, che sarà ubicata nell’area in cui è previsto il terminale di ricezione di Tap, bisognerà verificare se il limite di 50 tonnellate oltre il quale va applicata la stringente normativa Seveso resta ancora rispettato.
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